Cosa ci succede quando progettiamo di avere un figlio, quando lo sogniamo o lo vediamo crescere? Quali sono le funzioni di un buon padre? Le caratteristiche che lo rendono tale? Queste e altre domande si affacciano alla nostra mente, quando ci avviciniamo col pensiero o nella realtà, a questa esperienza.
Il cucciolo dell’uomo, rispetto ad altre specie, ha bisogno di un accudimento decisamente maggiore, che dura per buona parte dell’infanzia, e necessita di un codice materno predominante, che nutre, si prende cura, custodisce e protegge. Crescendo però, è essenziale che il ruolo del materno diminuisca e aumenti quello paterno.
Tre buoni aggettivi per descrivere il codice paterno sono:
- Responsabile: sa prendersi cura
- Coinvolto: sa sperimentare il piacere, e non solo il dovere, di stare col figlio
- Disponibile emotivamente: sa accogliere
Il ruolo paterno è cambiato nel tempo: l’autoritarismo dei nostri nonni ha perso di legittimità. Oggi i padri sono alla ricerca di una relazione più serena e intima con i propri figli, che però non deve perdere di autorevolezza. I padri hanno il codice delle norme e delle regole, ma hanno anche quello delle emozioni, dell’intimità e degli affetti. Si differenziano dalle mamme, perché hanno meno ansie protettive e sono più abili nel facilitare i comportamenti di esplorazione del mondo e delle relazioni, permettendo la fuoriuscita dal nido.
L’ autorevolezza di cui abbiamo parlato, necessita della capacità di esercitare un ruolo di contenimento e di argine, che chiaramente può provocare conflitti coi figli. Questo diventa, molto spesso, il punto di criticità, perché oggi i genitori vorrebbero essere solo amici. Ma i figli hanno bisogno anche di altro, per esempio, della nostra capacità di esercitare una giusta distanza, che non è affettiva ma educativa. Hanno bisogno che i genitori sostengano anche quell’elemento conflittuale che permetta loro di tirare fuori tutte le loro risorse e di farcela.
Il padre oggi ha a disposizione strumenti più raffinati degli ordini e delle punizioni, ad esempio, le regole e il coraggio del confronto, che può diventare anche conflitto.
L’adolescente ha necessità di un padre, che sappia comunicare che la regola non è un impedimento, ma la definizione dello spazio in cui potersi muovere liberamente. Se la regola è chiara, adeguata e contestuale, e dagli 11 anni anche negoziata, sarà uno strumento prezioso, per aiutare i figli a diventare autonomi e responsabili. È il padre che accompagna nelle scoperte, che recupera i figli quando cadono, che li rimette in piedi. Il padre sta accanto senza sostituirsi, permettendo l’esperienza e la sperimentazione, anche fino al fallimento quando è necessario.
Per poter uscire dalla tentazione del risucchio dell’infanzia, l’adolescente ha bisogno della “resistenza” del padre, che lo conduce a vedere oltre, e a saltare lo steccato per trovare la propria strada. Se non troverà questo argine in famiglia, a scuola, nello sport, in oratorio, si disperderà e non riuscirà a tirare fuori i propri talenti e la propria individualità, e noi non avremmo assolto appieno il nostro ruolo di facilitatori della sua crescita.
Ai nostri figli, non dobbiamo donare solo amore generalizzato, ma essere in grado di introdurre ciò di cui hanno bisogno, per crescere e diventare autonomi.