EMERGENZA EDUCATIVA. A cura di Monica Rebuffo

I quattro pilastri dell’educazione che permettono in modo naturale lo sviluppo della persona, dal bambino all’adulto, sono: l’educazione alle emozioni; l’educazione alla frustrazione; lo sviluppo e l’apprendimento di competenze; l’educazione all’interiorità.

Quando nel processo di crescita manca uno dei punti sopra menzionati, qualsiasi esso sia, trasformiamo la nostra potenzialità educativa in rischio. Pertanto, al bambino mancherà un pilastro portante sul quale costruire la propria persona e la stessa potrebbe risultare fragile o instabile. Quando succede che vengono meno due o più di queste facilitazioni alla crescita, ci troveremo in una situazione di vera e propria emergenza educativa, che renderà più probabile per i nostri bambini e ragazzi, lo sviluppo di problematiche psicologiche e del comportamento.

Nel momento storico che stiamo attraversando, dove la velocità della tecnologia e l’importanza dell’apparire, stanno sostituendo i naturali tempi di metabolizzazione delle esperienze e la realtà della vita, i passaggi più difficili da attuare a livello educativo sono: la gestione della frustrazione e l’educazione all’interiorità.

Ma andiamo con ordine.

  1. EDUCAZIONE ALLE EMOZIONI. Promuovere un’alfabetizzazione emotiva permette ai bambini e ai ragazzi di comprendere il proprio mondo interno, di imparare a immedesimarsi negli altri e di sviluppare empatia. L’aiuto dei genitori e degli insegnanti, in questo ambito, può aiutare i ragazzi ad esplorare quello che sentono, a dargli un nome, a guardarlo e affrontarlo se necessario, senza reprimerlo, al fine di permettere la maturazione di individui realmente autonomi e compiuti.
  2. EDUCAZIONE ALLA FRUSTRAZIONE. Goleman, il padre dell’intelligenza emotiva, ci suggerisce come il reale successo di un individuo dipenda dall’incontro tra il talento e la capacità di sopportare la fatica e la sconfitta. Senza fatica non c’è successo. Nella vita reale non è sempre possibile evitare la frustrazione, allora cerchiamo di usarla per rafforzarci, imparando a tollerarla. Il che significa: allenare i nostri bambini e ragazzi: all’attivazione, alla pazienza, all’impegno, all’aiutare gli altri, al fare fatica fisica ed emotiva; ma significa anche: non sostituirci a loro, insegnargli a pensare, tollerare gli errori che compiono quando agiscono, insegnandogli ad apprendere anche attraverso l’insuccesso, non volerli perfetti e totalmente sotto controllo.
  3. SVILUPPO E APPRENDIMENTO DI COMPETENZE. Naturalmente per sentirci capaci e sicuri abbiamo bisogno di sviluppare conoscenze e competenze. Nel percorso scolastico, ma anche in ogni altra situazione di vita, dallo sport al lavoro, dal volontariato alle relazioni sociali, dalla gestione della salute a quella della casa. Tutto è stimolo alla conoscenza. Rinforziamo la loro curiosità e l’iniziativa, e non avalliamo la loro pigrizia.
  4. EDUCAZIONE ALL’INTERIORITA’. I ragazzi crescendo, hanno bisogno di appropriarsi del proprio atteggiamento relazionale, che si esprime nei rapporti con gli altri e con la comunità; ma anche nella relazione con la profondità del proprio sé e con l’altezza di ciò che va oltre la sua realtà empirica, abbracciando l’orizzonte etico-valoriale, fino a raggiungere, per chi sceglie, la relazione con il Tu di Dio.

Il bambino che diventa ragazzo ha bisogno di sostituire gradualmente il dialogo esterno con le figure di riferimento, con un dialogo interno dove prima di parlare e di agire, si confronta con sé stesso, riflette sui pro e sui contro, sceglie cosa dire e cosa fare. Questo percorso così importante accompagna il ragazzo fuori dall’impulsività dell’infanzia e dell’adolescenza, e gli permette una riflessività che aumenta le possibilità di successo nelle situazioni di vita.

Come spesso sottolineiamo nelle nostre riflessioni, non è necessario essere genitori perfetti, per facilitare i nostri figli. È sufficiente essere persone autentiche, realisticamente interessate al loro bene, che provano, imparando dagli errori, a fare del proprio meglio, accettando le imperfezioni. Se ci muoviamo con questa umanità, senza trascurare completamente nessuno dei 4 punti elencati, saremo sicuramente dei buoni allenatori nel loro percorso di crescita e, a buon titolo, coautori del capolavoro che possono diventare.