Intervista con la dott.ssa Rebuffo Monica
Condotta da Federica Novelli Presidente dell’Associazione Genitori Attivi
Domande di interesse psicologico emerse dal sondaggio coi propri associati AGA
Che cosa ci lascerà psicologicamente tutto questo? Quali danni?
Il momento che stiamo vivendo, è davvero pesante. Per alcuni più sfortunati, anche fisicamente; per tutti, senz’altro psicologicamente. Questo virus ci ha posto davanti il tema della nostra oggettiva fragilità, della nostra piccolezza e della morte. Ha azzerato in nano secondi tutte le differenze sociali, culturali e di razza. Ha bandito, per sopravvivenza, l’individualismo, richiamandoci ad un senso di comunità e di solidarietà, di accettazione della nostra oggettiva fragilità. Tutto questo ci allontana dal delirio di onnipotenza e di dominio, che la nostra società consumistica e narcisistica ci aveva abituato, fino a qualche settimana fa.
Se saremo in grado di cogliere questa provocazione, lavorando sul senso di realtà e sull’accettazione dei nostri limiti, allora ne usciremo cresciuti, più consapevoli e adulti e la nostra vita si rimodulerà principalmente su valori collaborativi e di rispetto degli altri.
Se non saremo in grado di cogliere questa provocazione, e subiremo passivamente il bombardamento stressogeno del pericolo, allora probabilmente matureremo sintomi legati all’ansia, all’irritabilità, all’insonnia e alla depressione e potremmo anche sviluppare un disturbo post traumatico da stress.
Che futuro ci aspetta? La vita tornerà normale?
Precedenti ricerche condotte per la quarantena dovuta alla SARS, in Australia e a Taiwan, mostrano come 4 settimane di quarantena bastino a generare nel 28% dei soggetti, sintomi da stress post traumatico.
Lo stesso studio ci dice che 3 anni dopo la fine della quarantena, il 10% dei soggetti sottoposti al provvedimento dimostravano sintomi di depressione acuta, legati al trauma non curato del periodo dell’isolamento.
La percentuale di danni psicologici, a carico del personale medico ed infermieristico, è naturalmente ancora più alta, arrivando addirittura al 34 %.
Affinché la vita ritorni “normale”, e non ci faccia scivolare in sindromi psichiche, e necessario elaborare quello che stiamo vivendo. È indispensabile affrontare, da soli o con l’aiuto di professionisti del settore, i vissuti e le paure traumatiche che abbiamo provato. Più direttamente o marginalmente.
Se dovessi far riferimento ad un termine, da utilizzare in questa situazione, che può fungere da spartiacque tra un atteggiamento costruttivo e uno meno costruttivo, userei la parola ATTIVO.
Noi dovremmo vivere questo isolamento, non in modo passivo, come se fossimo in attesa di qualcosa, ma in modo ATTIVO, abitando il nostro tempo e il nostro spazio. Come? Riscoprendo la propria creatività, i propri sogni, l’entusiasmo nel fare le cose. Non si tratta di dover mettere in campo grossi progetti. Per esempio, potremmo impegnarci nell’apprendimento di qualcosa che ci è sempre piaciuto, ma non abbiamo mai avuto tempo da dedicargli. Può essere davvero qualsiasi cosa. Dall’apprendimento di una lingua straniera, facendo un corso online. Al cimentarsi nella cucina. All’improvvisarsi agricoltori o floricoltori sul balcone, facendosi una cultura sulle orchidee, ecc… Qualsiasi cosa ci venga in mente, diventa per noi un’ottima medicina naturale che:
- ci distrae dal pensiero fisso della pandemia e dalla paura del contagio
- ci permette di investire pensiero e concentrazione, in una “creazione” … cioè nell’acquisizione di una qualche competenza, che prima in noi non c’era. Questo potrebbe sprigionare vissuti positivi e magari divertenti, a discapito della paura e del panico. In questo modo, attiveremo la nostra GENERATIVITA’ creativa. La nostra capacità di generare vita, nelle idee, nelle competenze, nei progetti … non male in questo momento di paura e di morte!
- ci pone in un atteggiamento attivo. Avete presente la famosa “goccia nel mare”? Ecco ognuno di noi, non è chiamato a salvare il mare, ma a portare la propria piccola goccia, che si traduce:
- nella tutela della salute fisica: in un atteggiamento rispettoso delle norme messe in campo;
- nella tutela della salute psicologica: in un atteggiamento attivo e propositivo.
Come affrontare l’angoscia e gli stati di panico?
In questo periodo, così come in tutti i momenti in cui viviamo situazioni di stress o di timore per qualcosa di spaventoso che sta capitando nella nostra vita, è importante imparare a gestire la propria reazione emotiva. Come farlo?
- In assoluto, la prima medicina naturale conosciuta e praticata da tutti, è la RESPIRAZIONE. Così imparare a respirare in modo consapevole e profondo riportando l’attenzione su di noi, e appoggiando la nostra paura anche sul corpo, è senz’altro qualcosa di molto, molto utile ed efficace. A questo proposito è possibile scaricare da youtube qualche video che spieghi come praticarla in modo semplice e consapevole.
- In linea con questo suggerimento, invito anche alla pratica di semplici esercizi di rilassamento, che facilitino la giusta distanza dalle paure, aiutandoci a non amplificarle.
- E ancora, mettiamo a fuoco, quanto sia fondamentale imparare a riappropriarci della consapevolezza del qui ed ora, lasciandoci coinvolgere completamente in quello che stiamo facendo. Per essere presenti nel qui ed ora è importante lasciarsi guidare dai propri sensi, abitando il tempo e non rincorrendolo. Per esempio, se pulisco il fornello, utilizzo tutti i miei sensi coinvolti nell’esperienza, vista, odorato, tatto, udito, per essere davvero presente nella realtà, e non distratta dai miei pensieri e dal mio rimuginare. E così, se guardo un film o leggo un libro, mi sforzo di entrare nella storia lasciandomi coinvolgere completamente…
- Quando però l’ansia e l’angoscia ci assalgono, e nonostante i nostri tentativi, fatichiamo a tenerle a bada, è bene rivolgersi al proprio medico di base, che ci guiderà, suggerendoci il supporto farmacologico più adeguato alla nostra situazione.
Aumenterà la depressione nella popolazione?
Certamente potrebbe succedere.
Per questo è importante, se non riusciamo a prevenirla, almeno non trascurarla, chiedendo aiuto precocemente, senza vergognarsi di nulla e senza giudicarsi. Dobbiamo essere consapevoli che forse la più grande conquista di questo momento epocale di crisi mondiale, attivato dal coronavirus, è la consapevolezza della nostra umana fragilità, più ne prendiamo coscienza come elemento oggettivo e liberatorio di realtà, più saremo in pace con noi stessi, in equilibrio e fuori dai sintomi!
Il rapporto con gli altri ci porterà ad essere più diffidenti per paura del contagio?
Anche questo è possibile. Succederà, se noi continueremo a gestire la realtà, solamente attraverso il controllo esterno. Chiedendo solo agli altri di tutelarci, attraverso i loro comportamenti e il loro senso di responsabilità.
Se invece questa esperienza, attiverà in noi un momento di crescita, grazie al quale, impareremo a chiedere anche a noi stessi, di fare la nostra parte attiva, allora più che la PAURA di essere contagiati, vivremo la TRANQUILLITA’ nella nostra prudenza.
Naturalmente la responsabilità degli altri, abbinata alla nostra, rappresenta l’antidoto più efficace, contro possibili sindromi ansiose e atteggiamenti di chiusura sociale.
Quali segni di disagio potremo sviluppare ora o nel prossimo futuro, noi e i nostri figli?
I sintomi che possiamo manifestare, come già anticipato, sono quelli legati all’ansia, al nervosismo, allo stress, alla depressione. Rispetto ai quali è importante chiedere aiuto, affinché non si intensifichino, spingendoci verso un malessere più grande. Quando i sintomi sono acuti può essere importante anche un supporto farmacologico. Ma sicuramente al di fuori del momento acuto, è fondamentale che la persona impari a decifrare e gestire le proprie reazioni emotive, attraverso un percorso di psicoterapia. Allora il malessere può diventare una importante occasione di crescita della persona.
Perché molta gente si comporta in maniera sconsiderata?
Questo succede per motivi diversi che hanno a che fare con la nostra maturità di persone e col nostro equilibrio mentale.
Ci sono persone che deliberatamente sfidano i divieti e le norme, non solo in periodo di coronavirus, e lo fanno: per attirare l’attenzione; per un atteggiamento antisociale; per un atteggiamento autolesionista …
Dall’altra parte, ci sono persone così spaventate, che per gestire la loro ansia processano in maniera diversa la realtà semplificandola, e quindi sottovalutando i pericoli.
Mentre i primi usano in modo strumentale una fragilità sociale, per propri bisogni personali.
I secondi cercano di stare a galla, cercando di gestire le proprie paure. Purtroppo però, lo fanno in modo insufficiente, manipolando a loro volta inconsapevolmente la realtà.